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Il libro “Il profeta” di Kahlil Gibran

Il libro “Il profeta” di Kahlil Gibran

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In testa alla classifica dei libri più diffusi nella storia della letteratura troviamo per lo più romanzi e racconti di fantasia. Si tratta di opere con una struttura narrativa complessa, nei quali si fondono mirabilmente il talento artistico e la competenza letteraria dell’autore. In questa classifica mi piace ricordare la presenza de “Il profeta” di Kahlil Gibran, pubblicato per la prima volta nel 1923, che è stato tradotto in oltre 40 lingue e continua a essere letto dopo oltre 100 anni. Forse uno dei motivi della sua straordinaria diffusione è la delicatezza con cui l’autore fa vibrare alcune corde profonde dell’animo umano, in un testo a metà tra la prosa e la poesia che stimola la spiritualità del lettore.

“Il profeta” si distingue per l’esiguo numero di pagine. La mia copia, stampata nel 2005 da Rusconi Editore, contiene “solamente” 63 pagine in formato A5. Fui immediatamente affascinato dalla lettura di questo testo, ricco di similitudini e allegorie e portatore di messaggi profondi. Lo ritengo un testo altamente religioso (nel mio precedente articolo Religioni e religiosità ho scritto le mie riflessioni sulla differenza tra religiosità e religioni), proprio perché offre una visione che va aldilà della singole religioni storiche. Per dare un’idea del successo di quest’opera, riporto la parte finale della prefazione scritta dal curatore Marco Gremignai1:
… nel 1959 “Il profeta” supera già il milione di copie (un risultato ragguardevole, per l’epoca) e anche negli anni più recenti non mancano gli estimatori di questo autore, soprattutto tra gli adolescenti, attratti – come i lettori di tanti anni prima – dai molteplici temi trattati, che spaziano dall’amore alla fede, dalla libertà all’amicizia, dalla giovinezza alla solitudine e alla morte, sempre esposti con un’affascinante serie di metafore.

Attraverso i ventisei sermoni del profeta Almustafa (in arabo “il prediletto”), che risponde al popolo della citta di Orfalese da cui si sta congedando, Gibran ci offre le sue riflessioni sui temi principali della vita dell’uomo, scrivendo un testo ricco di riferimenti alle diverse tradizioni bibliche, musulmane e orientali. Cito solamente due brani, tratti rispettivamente dai discorsi sui figli e sulla religione.

E una donna che aveva al seno un bambino disse: Parlaci dei Figli.
Ed egli disse: I vostri figli non sono figli vostri. Essi sono figli e figlie della brama della vita stessa. Vengono attraverso di voi ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane. Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.

E un anziano sacerdote disse: Parlaci della Religione.
Ed egli disse: Ho parlato d’altro, quest’oggi? Non è religione ogni riflessione e ogni atto? E ciò che non è atto o riflessione, ma meraviglia e sorpresa che di continuo sgorgano nell’anima, anche mentre le mani spaccano la pietra o attendono al telaio?
Chi può separare la fede dai suoi atti, o le cose a cui crede dalle sue occupazioni?

Non aggiungo altro, se non un caloroso invito a leggere “Il profeta”!

Se vuoi, invia il tuo commento a info@esperienzedivalore.it, sarò felice di risponderti.

  1. “Il profeta” di Gibran Kahlil Gibran, a cura di Marco Gremignai, Rusconi Edizioni 2005 ↩︎
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